Skin
S. Cosulich Canarutto (a cura di) – G. Pezzoli (interventi di)
Villa Manin Centro d’Arte Contemporanea, SPAZIO FVG, Passariano (UD)
Direttore Artistico: Francesco Bonami – Curatore: Sarah Cosulich Canarutto
23 luglio – 11 settembre 2005
edito da Azienda Speciale Villa Manin, Passariano, 2005, www.villamanincontemporanea.it
Imperfezione perfetta
Giulia Pezzoli
La superficie imperfetta dell’epidermide, la consistenza dei capelli, le leggere espressioni di volti comuni si trasformano nelle opere di Vania Comoretti in presenze reali, in immagini forti, nude, pulite. I dettagli più minuti vengono analizzati, catturati e riprodotti dall’artista per diventare nuovi e inaspettati centri attenzione, per mostrare una realtà conosciuta ma ignorata, per esaltare particolari apparentemente insignificanti e farci intraprendere un viaggio verso l’intimità dei soggetti. Il suo iperrealismo si allontana dai confini della ritrattistica classica per diventare rappresentazione universale della natura umana, della sua carne e della sua pelle, per mostrarci come il tempo possa segnare e incidere il nostro fragile aspetto esteriore.
Attraverso una spietata lente di ingrandimento siamo invitati a guardare il corpo degli altri come se fosse il nostro, a riconoscere difetti e imperfezioni, ad acquistare consapevolezza in destini ed esperienze comuni. Sono soggetti nella maggior parte dei casi al femminile, colti nella loro debolezza e fragilità, che, senza trucchi o veli, si mostrano al pubblico nella loro completa nudità: quella della loro epidermide, quella che rivela le prime tracce di vecchiaia. Una vulnerabilità sottolineata dalla tipica ansia femminile di un volto perfetto che in questo caso le fa apparire realmente per quello che sono, più nude di qualsiasi corpo vestito.
L’esecuzione dei piccoli lavori avviene attraverso un’osservazione scrupolosa e una riproduzione paziente, rivelando come il fattore temporale divenga una chiave per leggere e interpretare non solo il soggetto, ma anche il suo rapporto con l’artista. Vania Comoretti sembra entrare lentamente e inesorabilmente in uno spazio visivo normalmente inaccessibile, sembra osservare talmente da vicino i suoi modelli da riuscire a trasformare la superficie dei loro corpi in paesaggi astratti. È solo attraverso un lavoro sistematico e metodico che l’artista può cogliere l’impercettibile e generare così un universo foto – realista rassegnato, tenero e inquietante allo stesso tempo. Ed è sempre una sequenza “temporale”, come quella di una pellicola cinematografica, a comparire nei dittici e nei trittici della giovane artista che riprende così ogni volto da differenti punti di vista, mentre la luce li colpisce da diverse angolazioni esaltandone spietatamente ogni più piccolo difetto.
Anime svelate, come suggeriscono gli stessi titoli, ma anche interstizi, fessure e solchi come quelli ritratti nella serie INTRA, dove i segni lasciati dalla pressione costante e prolungata di accessori e indumenti che indossiamo quotidianamente diventano soggetti lontani, riconoscibili ma minacciosi nel rivelare la naturale debolezza della carne umana. Come leggere membrane su cui si sedimentano le tracce del nostro vissuto, gli acquerelli di Vania Comoretti diventano ricettacoli di auree quotidiane, di momenti di vita e degli oggetti che li hanno caratterizzati. Trasformandosi in filtri tra noi e il mondo sensibile, essi rivelano la profonda relazione che esiste fra l’uomo e la realtà che lo circonda e, allo stesso tempo, se ne allontanano per generare un nuovo universo di microscopiche forme astratte. Come piccoli paesaggi biologici le opere di Vania Comoretti rappresentano ciò che ci è familiare così da vicino da farlo diventare estraneo, avulso e spaventoso nel momento in cui riconosciamo in essi una parte viva e naturale del nostro stesso volto.